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È indubbio che la zona sia stata abitata fin dai tempi della civiltà nuragica, ne fanno fede i ruderi di alcuni nuraghe e la presenza del complesso di “Su Sonadori”.
Anche se le testimonianze sono più numerose e precise nelle zone vicine che non a Villasor, il territorio fu abitato e sfruttato per le colture cerealicole fin dai tempi dei cartaginesi.
Anche i romani sfruttarono il territorio per le colture cerealicole, vi sono una infinità di tracce sparse per tutto il territorio comunale a testimonianza della presenza dell’uomo in quel periodo, tra le quali diverse necropoli, i resti di un ponte romano nella località “ponti perda” e un insediamento nei pressi della sorgente termale di “s’Acqua Cotta”, che sicuramente ne sfruttava i benefici.
Da centro romano, consistente in piccoli insediamenti, Villasor divenne un distinto centro bizantino, che ebbe una certa importanza verso il mille, per la presenza della rilevante chiesa, non di S. Sofia, come erroneamente riportato in diversi testi, che si trovava a Decimoputzu, ma di Santa Maria di Gippi, oggi scomparsa (si conservano dei frammenti marmorei con delle iscrizioni in greco nel museo archeologico di Cagliari).
Le notizie del periodo giudicale non sono molte, si sa che il territorio di Villasor, compreso nel Giudicato di Cagliari, faceva capo alla Curatoria di parte Ippis o Jppis.
Bisogna giungere al XV secolo per avere notizie più dettagliate su Villasor, e precisamente per sapere che nel paese, pressoché distrutto, era in corso un processo di spopolamento che aveva raggiunto uno stadio avanzato, quasi irreversibile, come effettivamente fu per molti villaggi vicini, a causa delle lotte, che imperversano nella zona da circa mezzo secolo, tra gli Aragona e gli Arborea e per le incursioni dei pastori barbaricini che svernavano nella zona.

Intervenne, nel 1414, a salvare la situazione l’infeudazione della curatoria di parte Ippis, la carta di infeudazione a Giovanni Sivilleri porta la data del 27 ottobre 1414 e ne risultano ancora popolate le seguenti ville: Ippis Suso e Jossu, Leni, Pau de Vinias, Capo di Pau Suso e di Pau Josso, Nispidi, Anquesa, Fanari Susu e Josso, Serramanna, Decimoputzu, Ussana, Seibellas e Sorris. E proprio in quest’ultima villa che Giovanni Sivilleri chiese ed ottenne dall’arcivescovo di Cagliari, Pietro Spinola, il permesso di costruire un castello o una casa fortificata accanto alla vecchia chiesa parrocchiale dedicata a S. Maria. Da allora il villaggio di Sorris costituì un punto di attrazione per gli abitanti degli altri villaggi della zona, tanto da ingrandirsi progressivamente fino a divenire il capoluogo della curatoria e pur restando un piccolo centro, la sua importanza crebbe quando Carlo V creò la “Contea di Villasor” e nominò primo conte Biagio Alagon (30 settembre 1537), quando la Contea fu elevata, da Filippo II, a Marchesato e il primo Marchese fu Giacomo Alagon (17 novembre 1594) e quando vi furono fondati un convento dei Minori Osservanti (1610) e uno dei Cappuccini (1630).
Nei secoli successivi troviamo notizie vaghe e generiche su Villasor, nella “Relacion de todas las Ciudades y Villas del Reino de Cerdeña” (1740) si trova Villa Sor nell’omonimo marchesato con 1496 abitanti, nella “Relation historique et geographique du Roiaume de Sardaigne” (1746) si parla del “Marquisat de Villasor” e di Villasor: ”Villasor situé dans une plaine fertile en blé, a 15 mille au norrois de Cagliairi de 1730 habitants”.
Con la fine del dominio spagnolo, a seguito del trattato di Utrecht e poi di Londra, la storia di Villasor si confonde con la storia del regno di Sardegna prima e del Regno d’Italia successivamente.



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