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Il centro di "Villasor", in sardo "Bidda Sorris", è nato sulle rovine dell’ormai quasi spopolato centro di Sorres (chiamato anche Sorris) quando, nel 1414, venne concesso a Giovanni Sivilleri di riedificare il paese e di costruire un palazzo fortificato adiacente alla vecchia chiesa parrocchiale. Del villaggio di Sorres si hanno tracce per la prima volta nel registro contenente gli esiti del censimento che Pisa fece effettuare in Sardegna intorno al 1330, dal suddetto registro risulta che il villaggio di Sorres non è particolarmente grosso (circa 200 persone), ma abbastanza ricco visto che produce ogni anno 250 quintali di grano e 200 di orzo.
L'etimologia di "Villasor", o almeno della parte finale "SOR", è direttamente legata a quella del nome "Sorres" e va ricercata nel latino "HORREA", che significa granaio, e proprio la funzione di granaio doveva avere un centro che nell'epoca romana si trovava nel mezzo di una pianura fertile come il campidano, nel punto dove oggi sorge Villasor, non è difficile poi immaginare il passaggio da "Horrea" a "Sorrea" e quindi a "Sorres".
Sono da escludere invece altre origini come quella ipotizzata dallo storico G. Spano, secondo il quale SOR (e quindi anche Sorres) deriva dal fenicio TSOR, che significa fortezza, forse un po’ forzata dalla presenza a Villasor della “casa-fortezza” del Sivilleri, che però di sicuro non risale al periodo fenicio, o come quella ipotizzata da Enzo Gatti nell’articolo “Toponomastica di Sardegna”, inserito nella rivista ”Frontiera” (N. 93 – 1975), secondo il quale la radice SOR è di origine indoeuropea e significa semplicemente “sorella”.
Villasor compare per la prima volta in una carta geografica nel 1550, nella carta chiamata “Sardinia Insula” di Sigismondo Arquer inserita nell’opera "Cosmographia Universalis” di Sebastian Münster, è indicato con il nome di “Sorris” e affianco al nome è raffigurato il castello,

successivamente lo troviamo in quasi tutte le carte geografiche della Sardegna.
Nella carta “Isle de Sardigne” inserita nell’opera “Nouveau Théatre du Monde ou Nouvel Atlas“ del 1645 di Willem Janszoon Blaeu, troviamo ancora la dicitura “Sorris” e a sud-est troviamo anche un centro col nome di Guipi, che potrebbe indicare il villaggio scomparso di Gippi Susu, se il riferimento è corretto, il fatto è piuttosto strano, in quanto la villa di Gippi Susu risulta essere popolata per l’ultima volta nel finire del 1500.

Nella carta “Chorographica descriptio provinciarum et conventum Fratrum Minorum S. Francisci Capucinorum”, che si fa risalire al 1649 ed è conservata a Washington nella Library of Congress, viene riportato con la dicitura “Villa Sorres” e solo nel XVIII secolo assume la denominazione attuale, nella carta di Domenico Colombino del 1720, conservata nell’Archivo di Stato di Torino è indicato come “Villa Sor”, mentre ne “Le Royaume de Sardigne” (1753) di Le Pays, facente parte dell’opera “Le Rouge, Atlas général” vengono riportati, oltre che il centro chiamato “Villasor”, anche i confini del feudo, indicato con “Marchesato di Villasor”.



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